Una mamma come George Sand: conciliare maternità e scrittura
Questo articolo lo scrivo accanto alla mia bambina di nove mesi che sta dormendo. Il suo sonno è spesso una clessidra che mi motiva a lavorare senza distrazioni e con più energia. La svolta che ho dato alla mia carriera è arrivata con lei ed è anche per questo motivo che ho deciso di condividere la mia storia con voi che siete mie lettrici ma anche donne che possono essersi trovate nella mia stessa situazione.
Dover scegliere tra lavoro e famiglia è una realtà che nella mia ingenuità di ragazza progressista, credevo archiviata da anni e invece la società ci costringe ogni giorno ad affrontare scelte che avrebbero dovuto essere superate da un pezzo.
La mia realtà è quella di una giovane donna catapultata nella maternità quasi per caso, senza una pianificazione temporale e che ha riscoperto se stessa alla luce di un nuovo ruolo che credeva quasi impossibile da conciliare con una personalità libera e anticonformista.
Ho sempre desiderato dei figli e quando ho scoperto che la mia bambina stava arrivando non ho esitato a far spazio nella mia vita per lei. Essere la versione migliore di me stessa. Questo è il mio mantra da quando i nostri sguardi si sono incrociati per la prima volta. Essere la migliore delle madri, delle amiche, delle donne, per lei, per darle l’esempio migliore. Accelerare il processo di fioritura della mia persona, che devo ammettere, trovo niente male.
Un viaggio mi torna spesso in mente ed è quando mi sono imbattuta per scelta del destino nella casa di George Sand. Io e Mario, il mio futuro marito, amiamo scoprire le piccole località francesi e ogni volta che possiamo affittiamo un’ auto e ci lanciamo all’avventura, pronti ad essere sorpresi. Nel 2020, poco prima del lockdown, abbiamo trascorso un weekend nella regione dell’Indre e girovagando nei pressi di Nohant abbiamo trovato la casa della scrittrice. Non appena visto il cartello dal lato opposto alla strada che stavamo percorrendo, ho chiesto subito a Mario di fare inversione e quando siamo scesi dall’auto l’ultima visita guidata della giornata stava per iniziare. Stavano aspettando noi, è ovvio!
Sapevo poco o niente della vita della scrittrice che aveva dovuto crearsi uno pseudonimo maschile per essere presa in considerazione dalla letteratura francese.
Stanza dopo stanza apprendevo le sue doti e mi emozionavo. Aveva mantenuto figli e amici uomini con il suo lavoro e aveva generato lavoro per il villaggio. Aveva in casa un teatro modesto ma aperto ai contadini e ai loro figli e viaggiava da sola alla volta di Parigi regolarmente per farsi pubblicare.
La stanza in cui il mio pensiero torna volentieri è la camera dei suoi bambini. Aveva posizionato uno specchio in modo strategico perchè la camera attigua era il suo studio. Scriveva mentre i bambini erano nella loro camera a giocare e li teneva d’occhio attraverso lo specchio. In quel preciso istante l’ho sentita amica e mi sono emozionata al pensiero che una donna così fosse costretta a nascondere il suo ingegno sotto un falso nome di uomo. Insomma, gestiva e guadagnava, si occupava dei figli, degli amici, era molto in gamba! Aveva gestito il matrimonio non felice con astuzia e si era ritagliata i suoi spazi riuscendo a scrivere, a divertirsi e anche a dedicarsi ai suoi due figli. La biografia di George Sand, nata Aurore Dupin, è ricca e affascinante e vi consiglio di approfondire la sua conoscenza anche attraverso i suoi scritti. Quella visita al domaine di Nohant mi ha profondamente segnata e in quella stanza io mi rifugio ogni volta che ho bisogno di ristabilire il mio centro. In George Sand ho trovato una consigliera, una persona amica che mi accoglie in casa sua ogni volta che ne ho bisogno. Tornerò a Nohant con Sophie.
Nella sezione recensioni dei miei libri del cuore troverete Indiana.